La ragione prima per la quale apprezzo enormemente questo manga è la capacità dell’autore di dare vita a un grande numero di personaggi e di riuscire, durante l’evolversi della trama, a “non perderne nessuno per strada”. Mi spiego meglio, nella stragrande maggioranza degli Shonen (manga per uomini) la storia è incentrata su un protagonista (come lo è Naruto nel nostro caso), e da alcuni personaggi che si muovono sullo sfondo. Generalmente durante il dipanarsi della trama il protagonista, ed eventualmente i suoi pochi compagni, si evolvono, si migliorano fino ad essere pronti per la prova finale.
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Non solo, ognuno di questi personaggi ha caratteristiche precise che lo rendono unico e gli attribuiscono un’importanza che va ben oltre quella del semplice personaggio tappabuchi. Come se non bastasse, lo sviluppo psico-fisico (ricordiamo che in Naruto Shippuuden i personaggi mutano sensibilmente) viene tratteggiato, seguito ed indirizzato in maniera estremamente precisa; ad oggi non mi è ancora capitato di vedere un personaggio di Naruto buttato lì alla rinfusa (filler esclusi, chiaramente). Un esempio su tutti? Shikamaru! Già dalle sue prime apparizioni questo giovane Shinobi appare come pigro svogliato ed anche poco dotato, mano a mano che la trama prosegue però possiamo vederlo maturare, ne comprendiamo le reali possibilità. Non posso dire oltre altrimenti rischio di rovinare la sorpresa a chi non avesse ancora letto lo Shippuuden. Anche personaggi “marginali” come Choji, Ino, Kurenai, Anko, che compaiono solo per brevi momenti sono caratterizzati da un proprio passato (più o meno felice) e da un processo di evoluzione continua sia interiore che esteriore (basti ricordare il combattimento tra Ino e Sakura durante l’esame Chunin oppure quello di Choji contro un membro del quartetto del suono, o ancora il breve combattimento tra Anko e Orochimaru). Perfino Zaku, membro del terzetto del suono che partecipa alle selezioni dei Chunin ha una propria storia!
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